L’etichetta della comunicazione gentile

Non serve a nessuno

So da dove viene la necessità di parlare di comunicazione gentile. È una maniera di contrapporsi al modo di farsi avanti machista del “mi prendo tutto senza guardare in faccia a nessuno!” Eppure per quanto mi riguarda parla esattamente lo stesso linguaggio.

Il problema di quella che si vede rappresentata come comunicazione gentile è che tutto diventa delicato, sotto tono e de-saturato; i colori sono praticamente solo declinazioni dei colori della terra, con massimo picco del terra di Siena. I caratteri che si usano sono spesso pieni di riccioli, graziati o scritti a mano.

Tutto diventa piatto e uguale, non il massimo per una comunicazione visiva.

Io però ci vedo altro. La comunicazione gentile, così intesa, appartiene solo al mondo femminile, e qui inizio a sentire stridere il gesso sulla lavagna. Non c’è nessun uomo che per portare avanti una comunicazione gentile copra i propri messaggi con un velo opaco e anonimo. E così la voce di chi deve raccontare diventa flebile, piatta.

Inoltre davvero crediamo che usare i colori vivaci e i caratteri decisi corrisponda ad una comunicazione visiva aggressiva? Perché questo sembra dire chi si occupa di comunicazione gentile.

Gentile, devi essere tu, anche al di fuori della tua comunicazione. e non il vestito che metti addosso al tuo progetto per renderlo riconoscibile!

Arriverà una newsletter tra qualche giorno e ne parliamo per bene.

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